Ci ho pensato un bel po’ prima di decidermi, poi la voglia di azzardo mi ha convinto. Ma procediamo con ordine.
Prima considerazione; per bere una grande bottiglia di vino non possiamo sempre affidarci ai soliti noti. Intendo i grandi vini che, almeno di nome, tutti conoscono e di cui si sa già tutto, in quanto si è scritto e riscritto ogni particolare, ogni sfumatura, ogni traccia.
Seconda considerazione; se è vero, come pare sia vero, che moscatisti si nasce e rossisti si diventa, occorre prestare sempre qualche piccola ed innocente cautela con i vini rossi dei moscatisti, perché non si sa mai cosa diavolo pensano di dover estrarre da uve che non hanno terpeni.
Terza considerazione; la tentazione di redigere una classifica dei migliori vitigni nazionali è forte e continua, ma so resistergli di fronte ad alcune sorprese che rendono vane le classifiche stesse.
Quarta considerazione; potrei ripetere il precedente concetto sostituendo il vitigno ai territori viticoli, ma con l’esito di portare in primo piano più che le Doc i veri e propri cru.
Quinta considerazione; quando ci si dimentica in cantina una bottiglia di buona qualità, di buon livello, con un prezzo modesto e dalle aspettative di vita non troppo lunghe, e ci si trova inaspettatamente un grande vino, la soddisfazione non è doppia, ma tripla.
Il fatto; è successo venerdì scorso quando ho scovato una bottiglia di Alladio Langhe Nebbiolo 1998 prodotto dai Viticoltori Bera F.lli nell’Azienda Agricola Cascina Palazzo a Neviglie in provincia di Cuneo. Bottiglia intatta, ben conservata; il tappo, perfetto, l’ho estratto facilmente; subito mi è giunto un profumo indefinito ma di buono; l’ho versato nei soliti calici di casa e ho visto che aveva un colore perfetto, ancora intenso e rubino. Il profumo mi ha dato note di lampone ed altri frutti di bosco, un leggero sentore di cenere e legna arsa, un poco balsamico e fresco con una bella speziatura pepata, vivace e birichina. In bocca si è aperto con grande dolcezza a mostrare il frutto e le spezie, ma anche a dare una bella e fine traccia tannica, continua e incessante, matura e dinamica. Integro nella sua essenza, appena evoluto nel suo incedere sicuro. Un gran bel vino, un poco inaspettato, ma alla fine neanche troppo. C’è il nebbiolo e si è già detto tutto; c’è un cru a Neviglie che ha stessi suoli di Treiso; c’è Valter Bera che è un bravo moscatista; c’è un’annata calda e generosa; c’è la barrique che ha fatto un ottimo lavoro; c’è che la bottiglia è stata conservata bene. C’è che non è la bottiglia di punta dei Bera, e chi se ne importa. Cos’altro ci si poteva aspettare se non un grande vino?
Gigi Brozzoni